Profumo di Cannella - Sul filo di un profumo
- Maria Caterina Comino
- 9 mag 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Irene è una pasticcera. Ha ricevuto in gestione una pasticceria di paese, i proprietari non capiscono nulla e le lasciano carta bianca. Irene ama lavorare in quel negozio e migliorarlo, fare felici i clienti, le piace. Ne ha anche un bel tornaconto, i libri contabili riportano i guadagni alti che rendono felici i proprietari, ma non riportano i guadagni di Irene. Il suo vero scopo nella vita, però non è solo questo, Irene vuole denaro, tanto denaro. Ha avuto un infanzia difficile e molto triste, la promessa che ha fatto a se stessa è quella di non avere mai più fame o bisogno di soldi, con ogni mezzo. Il profumo di cannella la segue ovunque, come ovunque la segue una sottile scia di sangue. Gli uomini di Irene s'innamorano follemente di lei, le donano il loro cuore, lei sfrutta le loro capacità o il loro denaro e poi scompare, per comparire altrove con un altro nome. Di uomo in uomo, di pasticceria in pasticceria, sino a che Cupido deciderà di vendicarsi...
"Irene è affascinata. Poco lontano una Harley lucida da abbagliare, la sta aspettando. Giorgio è l’immagine attraente e sensuale di un centauro, come nei vecchi film.
Senza aggiungere nulla, la donna rientra nella stanza, si cambia, prende un giubbetto e un foulard e si avvicina a Giorgio che la sta aspettando sulla moto, già con il casco in testa e l’altro casco sulla sua parte di sella. Appena cinge Giorgio con le braccia, la moto parte sgommando.
La strada asfaltata si snoda tra le colline, superano paesini arroccati, antiche rovine di castelli, il crepuscolo li coglie ancora per strada. La corsa si ferma davanti a un piccolo chalet, un po’ trascurato. Tutto è buio. Si dirigono verso il piccolo portico cigolante e Giorgio apre la porta. Irene ha il respiro affannoso, quando entra in casa. L’uomo sta accendendo una grossa stufa di ghisa. Basta un momento per sentire odore di legno e fumo. Si volta verso Irene e la guarda. Lei è lì, sulla porta, il fiato corto, le guance in fiamme. Giorgio le si avvicina, si passa le mani sui pantaloni, quindi prende le sue e la guarda direttamente negli occhi. La voce roca è il segno dell’eccitazione dell’uomo, che fa fatica a parlare.
- Mi dispiace di aver rimandato tanto la nostra passeggiata. Sei arrabbiata?
- Ero arrabbiata dopo la prima volta. Adesso sono eccitata come mai in vita mia.
- Lo sento, ma ti sembra opportuno?
- Non credo che per te sia tanto diverso. Mi hai fatto diventare pazza dal desiderio. Adesso togliti quel giubbotto! Hai un plaid o un letto?
- Vieni.
Nella stanza accanto, gelida, odorosa di polvere e muffa, c’è un letto matrimoniale, con un improponibile materasso tutto bozzi. Giorgio scuote la coperta, solleva un po’ di polvere, la rivolta e poi si avvicina a Irene, la abbraccia, le sbottona gli abiti, si toglie la camicia e gli stivali. Irene lo abbraccia, lo bacia, lo accarezza, affamata come mai è stata in vita sua. Il corpo perfetto di quell’uomo si adatta perfettamente al suo, sono così complementari da diventare una cosa sola. Dopo un attimo nessuno sente più il gelo della stanza, il mondo non esiste più. Solo una bolla di passione e desiderio. I sospiri e i gemiti si susseguono sino a un unico grido di piacere, seguito da una risata liberatoria. Restano ancora avvinghiati a lungo, mentre la stanza diventa tiepida."
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