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Oggetti trovati e padroni perduti - Il vento tra le vele

Oggetti trovati e padroni perduti - Il vento tra le vele - Ecco, una famiglia va in vacanza, visita Roma, utilizza i treni che arrivano e partono dalla Stazione Termini e quel viaggio non si dimentica più. Forse per il bel viaggio, forse perchè Roma è sempre Roma, forse perchè vedere partire e arrivare i treni è sempre un bel viaggio con la fantasia. Da queste considerazioni nasce un idea: delle persone salgono e scendono dal treno, ognuna ha una vita, una storia. A volte lasciano dietro di sè un oggetto: un giornale, un ombrello, gli occhiali. Qualche volta si dimenticano cose più particolari, tanto che, guardandole ci si chiede: "come avrà fatto a dimenticarlo?". Ed ecco la base del mio racconto. I personaggi sono: un controllore e un impiegato dell'ufficio oggetti smarriti di Roma; una coppia che si ritrova dopo anni e fugge; una ragazza che decide di tenere il proprio bambino e di cambiare vita, una mamma che vuole realizzare l'ultimo desiderio del proprio figlio e lo farà in modo molto particolare. Tra le righe di questo racconto troverete molta Italia, quella che tutti conosciamo, quella un po' discutibile, ma anche l'Italia che ama, che si unisce, che sa collaborare e realizzare i sogni e i desideri di una mamma. Perchè una mamma è per sempre. Poi, in questo racconto, c'è altro, ma dovrete leggerlo e cercarlo tra le righe.

"A volte l’amore nasce all’improvviso ed è così forte da superare il tempo, le montagne, il mare e le distanze. La storia di Luigi e Sabrina incomincia all’asilo. È amore a prima vista: lui un bimbo pallido, magro, timido e impacciato; lei una bimba delicata, con treccine sempre un po’ sfatte, due occhi vispi e intelligenti, fossette ai lati di una bocca sempre sorridente. Si conoscono all’inizio dell’anno scolastico, incominciano a giocare insieme e trovano sempre un buon motivo per stare vicini: giochi, pranzi, recite e festicciole. Poi passano alle elementari e le famiglie si frequentano, vanno anche in vacanza insieme sino al brutto giorno in cui arriva la notizia: il papà di Sabrina si deve trasferire in un’altra città per lavoro, troppo lontano per mantenere i rapporti tra le famiglie. L’addio è straziante. I due bambini si abbracciano stretti, si scambiano oggetti e fotografie, piangono tutte le loro lacrime e si promettono lettere e telefonate.

Le lettere, le telefonate e qualche vacanza non bastano a mantenere i rapporti e piano piano, l’amore si assopisce. I rapporti rallentano, sino a spegnersi.

Gli anni passano, Sabrina va all’università e sposa un brav’uomo: senza troppa convinzione, con una vita piatta, lenta, come se stesse aspettando qualcosa.

Luigi trova un buon impiego, sposa una ragazza che per una svista è rimasta incinta e fa il buon padre di famiglia: senza troppa convinzione, senza slanci. Ama il figlio, ne è orgoglioso, ma in fondo ai suoi occhi c’è un’ombra di rimpianto.

Altri anni passano lenti e sempre uguali, Luigi non ha dimenticato Sabrina ma non ci pensa più tutti i giorni. Va e torna dal lavoro, aiuta la moglie nelle faccende di casa, pensa che quella tranquillità sia un traguardo a cui molti aspirano e che quindi, nonostante tutto, sia un uomo fortunato. Riesce anche ad accendersi un sorriso mentre esce dall’ufficio e si dirige verso la sua vecchia e solida utilitaria grigia.

È febbraio, San Valentino: la moglie gli ha mandato la lista della spesa e Luigi entra in un supermercato, il primo che trova sul percorso verso casa, deve fare gli acquisti. Si ricorda di prendere un fiore e un piccolo dolce, come ogni anno. Spinge il carrello tra le corsie del supermercato, non ha bisogno di pensare molto, le marche che preferisce sua moglie le conosce a memoria e quindi non perde tempo a decidere. Abbastanza velocemente arriva al reparto gastronomia ma un particolare lo blocca su due piedi, come se si fosse schiantato contro un muro. Il cuore gli balza in petto e batte velocemente, tanto da fargli mancare il fiato, il volto infiammato dall’emozione, gli tremano le mani e le gambe. L’oggetto di tanto sconvolgimento è una donna, poco più avanti, con il carrello semi-vuoto, sta ordinando salumi. Luigi la guarda e con un enorme sforzo, mettendo lentamente un piede davanti all’altro, si avvicina al bancone in vetro. Teme che il sogno si dilegui, che quella donna sia diversa dalla sua Sabrina, che lo prenda per matto e magari urli. Ne scruta il viso, le fattezze. Alta, magra, con la pelle bianca e gli occhi nocciola. Un neo a forma di cuore sul collo candido: segno unico ed inconfondibile del suo amore lontano. Non ha più dubbi, è sicuramente lei, la sua amatissima Sabrina.

Quando la donna finisce gli acquisti al banco della gastronomia, si volta verso di lui e lo guarda in viso. Sgrana gli occhi, apre la bocca cercando di dire una parola, ma le parole le muoiono in gola e le labbra le tremano, si appoggia al carrello e arrossisce vistosamente.

- Sabrina

- Luigi.

- Sabrina, sei proprio tu? La mia Sabrina?

-Sì, Luigi, sono io. Quanto tempo, che combinazione! Non vengo mai in questo supermercato!

-Neanche io! Sembra che il destino abbia deciso che oggi era il nostro giorno!"

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